Descrizione
Qui è Romano Scarponi che parla:
ho gestito il bar Mosaico di via Argentario, a Ravenna, per più di vent’ anni, dal ’66 all’88, ma sono stati più o meno soltanto una decina quelli belli. Quelli a partire dal ’68, così pieni d’entusiasmo e di passione vera.
Il bar Mosaico io l’ho visto crescere e aiutato a cambiare: da bar di quartiere, defilato da tutto, fino a diventare il cuore della città, il centro della modernità cittadina. Al punto che dire bar Mosaico a Ravenna poteva voler dire di tutto, nel bene e nel male. Più nel male che nel bene.
Ho amato visceralmente tutto questo suo divenire, anche quando in casa erano tutti preoccupati che diventasse un covo di estremisti.
“Ma se sono quasi tutti universitari; alcuni sono già insegnanti, e ci sono anche architetti e dottori.”
Ero semplicemente entusiasta di questa sua crescita, ma non lo facevo mica vedere; sono fatto così: sono cresciuto a Genova. D’accordo, io ci guadagnavo anche perché la clientela diventa- va sempre più numerosa: aumentava oltre ogni aspettativa come le battute di cassa.
Ma che clientela! Tutta nuova. Capelli lunghi che rendevano i ragazzi meno diversi e meno opposti alle ragazze; maglioni larghi, minigonne corte, giacconi militari e jeans, soprattutto jeans. Tutti giovani trasandati e comodi: indecorosi. Con gesti e modi di fare assolutamente mai visti prima! Una gioventù bellissima. Le ragazze poi… Libere! Uscivano da sole la sera! Venivano al bar e discutevano su tutto. Sapevano di tutto. Non di calcio, è chiaro. Neppure di beccaccino. Ma di politica! Di cinema! Sapevano tutto. Spiegavano tutto. Come i ragazzi! Non c’era più nessuna differenza.
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