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Nero Ravenna

Nella letteratura dedicata ai fascismi provinciali, Ravenna occupa un posto di notevole rilievo, non solo per la straordinaria qualità delle fonti (Nullo Baldini, Giuseppe Frignani, Italo Balbo, Rino Alessi) ma anche per il livello della ricerca storiografica: Luciano Casali, Sergio Nardi, Pier Luigi Errani, e, non ultima, l’ottima tesi di laurea di Nicola Buzzi.

È possibile ricostruire la conquista fascista di Ravenna attraverso le analisi a caldo dei suoi protagonisti vincenti, Frignani e Balbo.
Come presentazione delle forze in campo può essere utile rileggere la lucidissima analisi, quasi marxiana, delle classi fatta da Giuseppe Frignani, uno dei più potenti banchieri del ventennio e, soprattutto, il vero dominatore delle vicende del fascismo nostrano

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Descrizione

Nella letteratura dedicata ai fascismi provinciali, Ravenna occupa un posto di notevole rilievo, non solo per la straordinaria qualità delle fonti (Nullo Baldini, Giuseppe Frignani, Italo Balbo, Rino Alessi) ma anche per il livello della ricerca storiografica: Luciano Casali, Sergio Nardi, Pier Luigi Errani, e, non ultima, l’ottima tesi di laurea di Nicola Buzzi.

È possibile ricostruire la conquista fascista di Ravenna attraverso le analisi a caldo dei suoi protagonisti vincenti, Frignani e Balbo.
Come presentazione delle forze in campo può essere utile rileggere la lucidissima analisi, quasi marxiana, delle classi fatta da Giuseppe Frignani, uno dei più potenti banchieri del ventennio e, soprattutto, il vero dominatore delle vicende del fascismo nostrano (“Appunti per le cronache del Fascismo Romagnolo”, Bologna, Cappelli, 1933):

“Nei primi anni del nuovo secolo, repubblicani e socialisti, provvisoriamente concordi o pertinacemente in gara, conquistano i maggiori comuni romagnoli e progressivamente anche buona parte dei minori, che tenuti per lunghissimi anni diverranno fulcri di resistenza contro lo stato e fonti di abbondanti benefici ai seguaci; coprono di una rete di associazioni, di circoli, di sezioni, di gruppi giovanili tutta la pianura romagnola, moltiplicano le organizzazioni di categoria, le inquadrano in federazioni, le riuniscono in camere del lavo- ro circondariali e provinciali che ben presto riescono ad irregimentare ed a dominare molta parte della massa operaia; mentre l’esperienza acquisita da anni nella gestione di lavori pubblici favorita dallo Stato, consente di dar vita a cooperative di lavoro che rispondono più ad un disegno politico che ad una necessità economica…

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