Descrizione
Ero il nipote del re e la mia strada, appena nato, era già stata tracciata. Si trattava solo di percorrerla in fretta come tutti mi hanno sempre chiesto di fare. Fino alla fine. Sono nato d’inverno, sotto i Pirenei, e il freddo mi ha sempre fatto compagnia, fino a quell’anno infausto del cinquecentododici, il più freddo che ci sia mai stato in padana. Non ho neanche avuto il tempo di amare, ma solo quello d’andare a cavallo e dar di spada e di lancia. E in un batter d’occhio, senza le arti sottili né i saperi dell’alta politica, mi sono ritrovato a soli 22 anni, ad essere il Generale comandante di una coalizione addirittura in lotta contro il Papa e la sua Lega Santa. Hanno detto che la mia fama è arrivata prima di me, ma non ho mai capito il perché. So soltanto che m’hanno chiesto di fare in fretta. Sono andato a Bologna e poi a Brescia, ma i miei nemici hanno sempre evitato uno scontro leale. Mi chiamavano barbaro! Peggio per loro, a Brescia ricorderanno per un pezzo la mia furia contro l’italico costume delle menzogne, delle adulazioni, delle compravendita e dei voltafaccia continui. Non c’è soddisfazione senza tenzone e quelli non sono uomini d’onore. Ho voluto allora provocarli minacciando la loro Ravenna. Che mura quella città! non sono bastate neanche le cannonate di Alfonso. Ed io continuavo ad avere fretta, anche perché erano scarse le vettovaglie e i soldati senza cibo non sono più soldati…
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